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CHIETI. Al termine di una campagna estiva di prevenzione contro il fenomeno del lavoro sommerso, il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Chieti ha intensificato i controlli su diverse attività commerciali, in particolare nel settore della ristorazione, dei bar e degli autolavaggi.

In cinque casi, sotto il coordinamento del tenente colonnello Vito Casarella, è stato accertato l’impiego di manodopera irregolare. Per ogni lavoratore in nero scatterà la cosiddetta “maxi-sanzione”, con importi che variano da 1.950 a 11.700 euro.

Per quattro attività, inoltre, è stato richiesto all’Ispettorato Territoriale del Lavoro il provvedimento di sospensione, poiché la quota di lavoratori irregolari superava il 10% del totale. In uno degli interventi, i finanzieri hanno individuato anche un cittadino extracomunitario privo di permesso di soggiorno: per lui è stato disposto l’immediato decreto di espulsione, mentre il titolare dell’impresa è stato denunciato per l’assunzione illegale di stranieri senza documenti.

Durante i controlli sono emerse ulteriori violazioni amministrative, tra cui irregolarità nelle comunicazioni obbligatorie agli enti competenti (SCIA, agibilità e autorizzazioni sanitarie) e, in due casi, la mancata emissione di scontrini fiscali.

Le Fiamme Gialle sottolineano come il lavoro nero, finalizzato a ridurre i costi fiscali e organizzativi, rappresenti una grave minaccia per l’economia nazionale: danneggia i lavoratori, sottrae risorse all’Erario e compromette la concorrenza leale tra le imprese.
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