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ATESSA – L’onda lunga della crisi dell’automotive travolge ancora l’Abruzzo. A certificare il quadro, già preoccupante durante l’Expo di Atessa, arriva il dossier della Fiom dal titolo eloquente: “La grande fuga dall’Italia”. I numeri parlano chiaro: in soli quattro anni i dipendenti italiani di Stellantis sono scesi da 37.288 a 27.632, quasi diecimila posti di lavoro in meno. Solo nello stabilimento di Atessa, il ridimensionamento è stato pesante: 1.600 lavoratori in uscita e 118mila furgoni non più prodotti.

Un tracollo che si somma alla caduta verticale della produzione: dal 2004 a oggi il gruppo ha perso oltre mezzo milione di veicoli tra automobili e veicoli commerciali. «Sono i dati di un fallimento», commenta senza mezzi termini il segretario generale della Fiom, Michele De Palma, che punta il dito contro le incertezze della transizione elettrica e chiede un confronto urgente con il governo Meloni.

La partita, infatti, si gioca sul terreno della mobilità sostenibile: obiettivi europei stringenti, pressioni sui motori elettrici e investimenti ritenuti insufficienti rischiano di lasciare il Paese ai margini. «Senza risposte», avverte De Palma, «sarà inevitabile la mobilitazione con gli altri sindacati».

Sul fronte politico e istituzionale, la sensazione è di immobilismo. Dopo la risoluzione approvata dall’alleanza delle regioni automotive, anche a Lanciano si è chiesto di discutere in Consiglio comunale la sorte dello stabilimento ex Sevel, accusando governo e Regione di essersi limitati a “monitorare” la crisi.

Dal palco dell’Expo, il sindaco di Atessa Giulio Borrelli ha definito il momento «una tempesta dell’automotive», causata da scelte industriali sbagliate, regole europee rigide e concorrenza cinese sempre più aggressiva. Scettico anche il presidente di Confindustria Abruzzo Medio Adriatico, Lorenzo Dattoli, secondo cui «il motore elettrico non è l’unica via» e servono «aiuti di Stato per non disperdere anni di esperienza nei motori tradizionali».

Intanto Stellantis tenta di correre ai ripari sul piano internazionale, nominando Joao Laranjo nuovo Chief Financial Officer. Ma per il “cuore pulsante dell’economia regionale”, come lo ha definito lo stesso sindaco Borrelli, la sfida resta doppia: non solo centrare la transizione ecologica, ma soprattutto salvare occupazione e competitività in un settore che oggi appare sull’orlo del collasso.
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