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Secondo l’Associazione Italiana dei Magistrati per i Minorenni e per la Famiglia, i giudici minorili sono chiamati ad agire ogni volta che emergano elementi concreti e attuali tali da far ritenere che i diritti essenziali di un bambino siano compromessi o anche solo esposti a un pericolo reale, soprattutto quando il comportamento dei genitori risulti oggettivamente incompatibile con la loro tutela. La posizione è stata espressa in relazione alla vicenda della famiglia che viveva nel bosco nel territorio di Chieti.

L’Aimmf sottolinea come il concetto di maltrattamento non si limiti esclusivamente ad atti di violenza fisica, ma comprenda anche situazioni di grave incuria e trascuratezza protratte nel tempo, capaci di incidere profondamente sul benessere del minore. In questo caso, secondo l’associazione, sarebbero stati messi in pericolo diritti fondamentali quali la salute, l’equilibrio psicofisico, il diritto all’istruzione e alla socializzazione con i pari.

L’allontanamento dei minori, precisa l’Aimmf, non rappresenta una scelta automatica, ma una misura estrema adottata solo dopo un percorso graduale e dopo il fallimento di precedenti interventi di supporto. Il provvedimento del 20 novembre è arrivato, infatti, al termine di oltre un anno di monitoraggio e sostegno, durante il quale i genitori avrebbero ripetutamente ignorato le indicazioni e le prescrizioni impartite dal Tribunale.

L’associazione prende inoltre le distanze dalle interpretazioni strumentali circolate nei giorni scorsi da parte di alcuni esponenti politici e organi di informazione, giudicate superficiali e incapaci di cogliere la complessità della situazione. Viene ribadito, infine, che le decisioni della magistratura sono assunte in piena autonomia e che il sistema giudiziario offre strumenti adeguati per contestare i provvedimenti attraverso le vie previste dalla legge.

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