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Non c’è ancora una parola definitiva su quanto accaduto, ma una cosa è certa per il padre dei tre minori: l’esperienza vissuta segnerà profondamente i suoi figli. La piccola di otto anni e i due fratellini di sei sono stati trasferiti nel tardo pomeriggio di ieri in una struttura protetta a Vasto, dove resteranno per un periodo di osservazione stabilito dal Tribunale per i minorenni dell’Aquila.
La decisione è maturata dopo un intervento congiunto di assistenti sociali e forze dell’ordine nei pressi della casa rurale in cui la famiglia, di origine anglo-australiana, viveva in isolamento immersa nella natura. L’area era stata delimitata per impedire l’accesso ai residenti della zona, mentre la situazione veniva gestita in un clima di forte tensione.
Secondo la ricostruzione di una residente, presente al momento dell’intervento, la madre avrebbe mantenuto un atteggiamento controllato pur visibilmente scossa, aiutando i bambini a preparare in fretta uno zaino con il necessario per la notte. I piccoli, apparentemente tranquilli, mostravano però smarrimento di fronte alla rapidità degli eventi.
Le ragioni del provvedimento
Nel decreto, il Tribunale ha chiarito che il rischio principale non riguarda tanto l’istruzione scolastica quanto la compromissione del diritto dei minori a una vita relazionale adeguata. L’assenza di contatti regolari con coetanei e di un contesto sociale strutturato viene considerata potenzialmente dannosa per lo sviluppo emotivo e cognitivo.
A ciò si aggiungono le condizioni abitative giudicate insicure: l’immobile era privo di servizi essenziali come acqua corrente ed energia elettrica, oltre a non garantire adeguati standard di sicurezza, anche in relazione a possibili rischi sismici e incendi. Ulteriori preoccupazioni sono state sollevate dal rifiuto dei genitori di sottoporre i figli ai controlli sanitari obbligatori previsti dalla normativa.
La replica della difesa
Il legale della famiglia, Giovanni Angelucci, ha definito il contenuto dell’ordinanza “inaccurato” e ha annunciato ricorso contro la decisione. Secondo l’avvocato, l’istruzione parentale seguita dai bambini era regolarmente documentata e l’idoneità scolastica della figlia maggiore risulterebbe formalmente attestata.
Una scelta di vita sotto accusa
La vicenda ha avuto origine alcuni mesi fa, dopo il ricovero ospedaliero della famiglia per un’intossicazione alimentare. Da quel momento sono emerse le condizioni di vita della coppia, che aveva scelto di vivere lontano dai centri abitati per crescere i figli a stretto contatto con la natura.
I genitori hanno sempre respinto le accuse di incuria, sostenendo che il loro stile di vita rappresenti una scelta consapevole e non un comportamento negligente. Parlano di un progetto familiare fondato sulla semplicità, sul rispetto per l’ambiente e sulla volontà di sottrarsi ai ritmi frenetici della società moderna.
Il dolore del padre
Il padre, ex chef e artigiano del mobile, ha raccontato di aver atteso per ore davanti alla struttura senza riuscire a rivedere i figli. Profondamente colpito, ha espresso timore per le conseguenze psicologiche che l’allontanamento potrebbe avere sui bambini: «Sono stati portati via all’improvviso, senza capire davvero cosa stesse succedendo. Ho paura che questo li segni per sempre».
Mentre la magistratura minorile parla di tutela e prevenzione, la famiglia continua a denunciare un sistema che, a loro dire, ha trasformato una scelta di vita alternativa in una colpa da punire. La vicenda ora prosegue nelle aule di tribunale, in attesa di una decisione che chiarisca se la protezione dei minori passi davvero attraverso la separazione dal loro nucleo familiare.